Negli ultimi anni, le difficoltà legate alla lettura e all’apprendimento sono state sempre più frequentemente associate a diverse forme di dislessia. Si tratta di una condizione che coinvolge milioni di persone, molte delle quali ne sono parzialmente o totalmente inconsapevoli. Questo disturbo, infatti, non è sempre semplice da individuare o segnalare, poiché può manifestarsi in modi molto diversi e spesso sfuggire all’attenzione di chi ne è affetto o di chi lo circonda.
Proprio per questo motivo sono stati sviluppati numerosi test ufficiali, oltre a strumenti di valutazione efficaci, che consentono di individuare la presenza di questa difficoltà congenita nell’acquisizione e nell’uso della lettura e della scrittura. La dislessia, infatti, si manifesta con una certa irregolarità e lentezza sia nell’espressione scritta che, talvolta, anche in quella orale. Sebbene se ne parli molto, è fondamentale imparare a riconoscerla precocemente per poter intervenire in modo adeguato.
La dislessia, infatti, non rappresenta necessariamente un ostacolo insormontabile e può essere gestita e compensata attraverso strategie, esercizi e metodi specifici. Non esiste un unico grado di dislessia, ma piuttosto una vasta gamma di manifestazioni e livelli di gravità. Affidarsi a professionisti ed esperti del settore rende più semplice identificare i sintomi tipici e le caratteristiche peculiari di ciascun caso, permettendo così di adottare gli interventi più adatti.
Dislessia: cos’è
Fino a pochi decenni fa, la dislessia non veniva adeguatamente riconosciuta o considerata da chi osservava nei bambini e negli adulti difficoltà di apprendimento, soprattutto in ambito di lettura e scrittura. I primi segnali di questo disturbo, come una marcata lentezza o una vera e propria difficoltà nella decodifica del testo, tendono a emergere già nei primi anni di scuola, quando le richieste di apprendimento diventano più strutturate.
La dislessia può manifestarsi sia attraverso difficoltà fonetiche, sia come ostacolo nella lettura e nella comprensione dei testi. Essendo legata allo sviluppo delle competenze linguistiche, che dipendono dal funzionamento cerebrale, la sintomatologia e la facilità di riconoscimento variano generalmente tra la fase della prima scolarizzazione e l’età adulta.
Per questo motivo, sono stati messi a punto diversi test specifici, suddivisi per categoria e livello di padronanza della lingua scritta. La dislessia rientra nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) ed è probabilmente la forma più nota e diffusa, anche grazie alla crescente attenzione dei media. Riconoscerla tempestivamente è fondamentale per poter intervenire con strumenti e strategie adeguate.
Dislessia per i bambini – come riconoscerla
Nei bambini in età scolare e negli adolescenti, la dislessia viene spesso erroneamente attribuita a scarsa motivazione o a generiche difficoltà cognitive, quando in realtà non è così. I giovani studenti dislessici possono manifestare comportamenti che rendono più complesso l’apprendimento, oltre a incontrare maggiori difficoltà nell’integrazione verbale e sociale con i coetanei.
Tra i segnali più frequenti si riscontrano una lettura lenta e laboriosa, difficoltà nell’espressione scritta e la tendenza a invertire lettere o sillabe all’interno delle parole. Queste difficoltà tendono ad accentuarsi con l’aumentare della complessità dei testi e delle frasi da leggere e memorizzare, rendendo sempre più evidente il disturbo man mano che il percorso scolastico avanza.
La dislessia può inoltre essere associata ad altri disturbi di natura neurologica, come il deficit dell’attenzione, e non è assolutamente legata a una minore intelligenza. Esistono diverse “sottocategorie” di dislessia, come quella visiva, caratterizzata da una difficoltà nella comprensione di ciò che si vede, o quella fonologica, legata invece alla capacità di ascoltare e interpretare i suoni. Ogni forma presenta caratteristiche specifiche che richiedono un approccio personalizzato.
Dislessia per adulti – come riconoscerla
Secondo diverse stime, circa il 5% della popolazione adulta italiana presenta una forma più o meno marcata di dislessia, e quasi la metà di queste persone non ne è consapevole. Questo accade soprattutto nei casi in cui il disturbo si manifesta in modo lieve e viene spesso attribuito a una naturale lentezza nell’apprendimento. Spesso, solo in età adulta si acquisisce piena consapevolezza della propria condizione.
Negli adulti, la dislessia può tradursi in difficoltà nella comprensione di concetti complessi, nella pianificazione e organizzazione di attività quotidiane, e nella gestione dei tempi, che risultano spesso più lunghi rispetto alla media. Queste difficoltà possono influire anche sulla vita lavorativa e sulle relazioni sociali, soprattutto se non vengono riconosciute e affrontate adeguatamente.
Inoltre, gli adulti dislessici tendono a mostrare una minore tolleranza verso situazioni di ansia o stress, condizioni che possono ulteriormente rallentare i processi di apprendimento e rendere più difficoltoso il rapporto con gli altri. Oggi sono disponibili numerosi test diagnostici e, in alcuni casi, anche trattamenti farmacologici che possono contribuire a ridurre gli effetti della dislessia e migliorare la qualità della vita.
Si può guarire?
La dislessia non è una malattia, bensì un disturbo di origine neurologica, e pertanto non esiste una “cura” definitiva. Tuttavia, come già accennato, esistono numerosi strumenti e strategie che permettono di migliorare sensibilmente le capacità di apprendimento, consentendo a bambini e adulti di raggiungere risultati simili a quelli di chi non presenta questo disturbo. L’adozione di specifiche tecniche di apprendimento può fare una grande differenza.
Attraverso esercizi mirati, il potenziamento delle abilità fonetiche e una maggiore attenzione all’ascolto, è possibile sviluppare un percorso di apprendimento personalizzato che favorisca una maggiore autonomia e naturalezza nello studio e nella vita quotidiana. L’efficacia degli interventi dipende però dalla tipologia e dalla gravità della dislessia, che, come abbiamo visto, può variare notevolmente da persona a persona.